ROMA – Neri Marcorè è un bravo attore, intrattenitore, imitatore e quant’altro e lo ha dimostrato anche ieri nella conduzione del grande concerto del Primo Maggio. Riuscire a tenere la scena dalle 15 sino alla prima ora del giorno successivo non è facile, ma lui ci è riuscito.
Il concerto del Primo Maggio ormai è un po’ come il Festival di Sanremo: si parla del conduttore e non degli artisti che si sono esibiti in una Piazza San Giovanni ogni anno sempre più gremita (fonti non ufficiali parlano di 500.000 presenti). L’altro elemento che non va mai sottovalutato è che il concerto del Primo Maggio è una festa organizzata dai sindacati dei lavoratori e quindi inevitabilmente è una manifestazione che contiene dei risvolti politici o politicizzati; in questa sede non ci interessa comprendere la natura di tali messaggi divulgati dagli organizzatori o dagli artisti, né ci interessa analizzare i medesimi messaggi per capire se siano condivisibili o meno. Vogliamo solo parlare dell’evento nel suo insieme e vogliamo rivivere alcune esibizioni dei numerosi artisti che ieri si sono avvicendati sul palco di piazza San Giovanni.
Fatta questa doverosa premessa, esaminiamo i momenti salienti del concerto di ieri: il pomeriggio ha dato il via alla maratona Eugenio Finardi con “L’inno di Mameli” in versione rock e con un medley di suoi successi e poi è stata la volta di unEdoardo Bennato molto sicuro. I più acclamati in questa fase della giornata sono stati senz’altro i Modena City Ramblers e la Bandabardò, i quali hanno raggiunto il massimo consenso da parte del pubblico rispettivamente con “Bella ciao” e con “Beppeanna”. La sera invece la frotta di gente ha apprezzato soprattutto i Subsonica eCaparezza: quest’ultimo in particolare è apparso in grande forma in “Goodbye Malinconia”, pezzo in cui ha partecipato un Tony Hadley che ormai sembra in grado di esprimersi meglio adesso, rispetto a quando cantava negli Spandau Ballet a metà anni ’80 (tra l’altro il gruppo in questione recentemente si è riunito, ma questa è un’altra storia).
I 150 dell'Unità d'Italia - Storia, Patria e Lavoro era il tema di quest’anno non propriamente originale visto che ormai se ne sono occupati già tutti, ma è doveroso riconoscere che, televisivamente parlando, è stato affrontato nel migliore dei modi.
Oltre agli artisti già citati, sono stati invitati per ovvie ragioni solo artisti italiani e per questo motivo erano presenti nomi fondamentali per la musica del nostro paese: Gino Paoli, il duo Dalla-De Gregori e poi soprattutto Ennio Morricone.
Gino Paoli: anche lui alla sua veneranda età canta molto meglio e la sua versione di “Va’ pensiero” ne è una riprova; Dalla e De Gregori: adesso si vede che il loro “Work in progress” procede bene, perché sembrano più affiatati rispetto alle prime esibizioni della “reunion” in cui erano apparsi un po’ incerti; Ennio Morricone: l’ “Elegia per l’Italia” diretta da lui era doverosa in base al tema di quest’anno e l’orchestra collocata sul palco per la serata (nonché per la prima volta al concerto del Primo Maggio) ha retto bene l’impatto ed in taluni casi ha accompagnato egregiamente anche alcuni artisti presenti nella scaletta serale (vedi ad esempio i Subsonica).
Ovviamente si sono avvicendati numerosi altri artisti sul palco del Primo Maggio e sebbene il cast quest'anno dal punto di vista televisivo fosse perfetto, è opportuno anche notare che in un contesto del genere si dovrebbero privilegiare i giovani che accorrono ogni anno in piazza San Giovanni, magari scegliendo artisti che in questo momento storico sono più in sintonia con la manifestazione e con il suo scopo.
Il concerto del Primo Maggio infine non può tener conto della pubblicità, del Tg della sera o di altre interruzioni tipicamente televisive e soprattutto non deve essere una nuova “messa cantata” simile al Festival di Sanremo e viceversa, ma forse è già così da alcuni anni. Tutto come previsto.
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