mercoledì 4 maggio 2011

Il genio tormentato: Alexander McQueen

Oggi il Metropolitan Museum di New York rende omaggio allo stilista inglese scomparso lo scorso anno. Su questa scomparsa furono tante le voci,il 40enne britannico nell'ultimo periodo (è deceduto l'11 febbraio 2010) sembrava molto depresso, su Twitter postò diversi stati d'animo malinconici che anticiparono il suicidio. Fu trovato nel suo appartamento alle 10:00 dall'ambulanza, e la morte non è mai stata guardata con sospetto. Benché la sua carriera gli regalò ben presto numerosi riconoscimenti, il suo ultimo periodo non fu per nulla semplice. Una settimana prima della sua tragica decisione Alexander aveva perso sua madre, e nel 2007 aveva perso una sua cara amica Isabella Blow, icona del fashion system che lo aiutò a sfondare (questa,  infatti, si suicidò). Ma ripercorriamo con ordine la sua scalata al successo: lascia la scuola all'età di sedici anni, entra subito nel mondo del lavoro, dove uno spiccato spirito ribelle e intraprendente fece di lui un 'personaggio interessante'.. Nel 1996 McQueen viene assunto come direttore creativo di Givenchy al posto di John Galliano, con cui, rimarrà fino al 2001, anno in cui lascerà la maison definendola costrittiva per la propria creatività. Nel 1999, a Londra, realizzò una sfilata provocatoria in cui comparivano la modella Aimee Mullins, amputata delle gambe, che a grandi passi attraversò la passerella su protesi in legno finemente intagliato, e dei robot per la verniciatura delle auto che spruzzavano su abiti di cotone bianco. In questo periodo Alexander McQueen fa conoscere il proprio nome nella scena dell'alta moda con sfilate trasgressive e shockanti, al punto di essere definito l’hooligan della moda. Proprio dai primi anni viene fuori il tratto distintivo delle sue opere, l'eccesso; Alexander, infatti,  andò contro tutti gli schemi della moda fino a quel momento rispettati. Dopo l'esperienza con Givenchy, mentre apre boutique a Milano, Londra e New York, McQueen lavora presso la Maison Gucci. Dal 1996 al 2003 vince per quattro volte di seguito il premio inglese come miglior stilista dell'anno, mentre la sua fama anticonformista si faceva spazio nel mondo. La sua morte ha rappresentato, e rappresenta tuttora, una grossa voragine nel mondo della moda, poiché in pochi anni fu capace di inventare e reinventare cose fino a quel momento ritenute impossibili ed inaccettabili. 
Io nel sentir nominare la sua maison "McQ" mi emoziono un po', ma è un'emozione dal sapore amaro,perché non riesco a spiegarmi e ad accettare come un tale Genio non si sia reso conto della storia che stava scrivendo e dettando prepotentemente essendo semplicemente se stesso,ed abbia preferito abbandonarsi alla depressione, non riesco a spiegarmi come un così forte stile celasse una così grande fragilità, e non riesco a spiegarmi come sia stato possibile che le milioni di persone attorno a lui non si siano accorte che quel fuoco dirompente che aveva dentro di sé si stesse spegnendo. Per quanto a ciò non troverò mai spiegazioni, mi consola che il suo nome rappresenta ancora una garanzia, che c'è chi suda sette camicie per portare avanti quell'azienda che McQueen ha creato dal nulla, c'è chi suda perché vorrebbe essere almeno un po' di ciò che Lui è stato.
Oggi il genio creativo di McQueen sarà in mostra a New York, oggi Alexander sarà di nuovo tra noi.



Ilaria Covello

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