lunedì 23 maggio 2011

Dell'Utri a canestro – Marco Travaglio

Buongiorno a tutti, questa settimana ci sarebbero tante belle notizie di cui parlare, ma noi vogliamo farci del male, quindi parlare di una pessima notizia, le nuove notizie naturalmente sono i flop televisivi che il cosiddetto grande comunicatore sta raccogliendo direttamente tramite i suoi sgherri, disseminati insieme con lui su tutte le reti televisive per tentare il recupero alla disperata su Milano, su Napoli e sui ballottaggi in generale. Avete visto la fine miseranda che ha fatto il programma di Sgarbi fortunatamente fermatosi alla prima puntata, forse anche mandando in onda il monoscopio si sarebbe ottenuto qualcosa in più degli 8 punti di share che ha totalizzato Sgarbi, sapete che il programma di Ferrara precipita di settimana in settimana, riuscendo addirittura a fare peggio del Tg1 che lo precede.
Sapete forse anche se leggete Il Fatto che la serata a reti unificate con la televendita per Tg1, tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto del Cavaliere è stata un bagno di sangue sempre dal punto di vista degli ascolti, visto che i telegiornali hanno perso un punto rispetto al venerdì precedente, ora che c’era lui e appena è andato via lui hanno aumentato gli ascolti, segno che la gente aspettava con ansia la sua scomparsa, non potendosene più di sentire sempre le solite scemenze, è stato molto divertente sentirlo parlare di falce e martello che nel 2011 credo sia un’espressione in grado di appassionare alcuni reduci delle Guerre Puniche, forse della guerra del Peloponneso o forse della Battaglia di Cannes, ma di queste belle notizie non parliamo perché oggi è l’anniversario della strage di Capaci in cui perirono Falcone, la moglie Francesca e gli uomini della scorta e naturalmente chi ha solennizzato questa ricorrenza che è la 19° ricorrenza, l’anno prossimo ci sarà il ventennale, l’ha celebrata Renato Schifani, Renato Schifani con quello che sappiamo di lui ha rappresentato lo Stato e le istituzioni nella commemorazione di Giovanni Falcone, il quale poveretto non può più rifiutare certi apparentamento per il fatto di essere morto 19 anni fa e quindi si può fare di tutto, anche mandare Schifani a commemorare la morte di Falcone per mano della mafia, ma non voglio parlarvi neanche della commemorazione di Falcone perché purtroppo nonostante i tentativi di molte brave persone, che ancora ci credono, queste commemorazioni sono diventate delle sfilate, dei defilé, delle passerelle, Schifani se volesse commemorare degnamente la morte di Falcone dovrebbe tirare fuori dai cassetti la legge di iniziativa popolare, presentata da Grillo al V-day e sostenuta dalle firme di centinaia di migliaia di persone per cacciare dal Parlamento almeno i condannati o almeno personaggi vicini a Cosa Nostra, mentre invece commemorare è facile, agire poi è molto difficile naturalmente. 
Non vi parlo neanche di questo, ma vi parlo di una pessima sentenza, pessima per l’esito, vedremo quali saranno le motivazioni quando usciranno, emessa dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di Marcello Dell’Utri, qua gira voce che noi difensori dell’indipendenza della magistratura, saremo sempre d’accordo con i magistrati o prenderemo per oro colato le loro decisioni, questo non è assolutamente vero, io personalmente sono stato denunciato da diversi magistrati per averli criticati, ho sempre vinto le cause nei loro confronti naturalmente, l’ultima l’ho vista contro l’ex Presidente dell’Associazione Magistrati Gennaro, magistrato catanese che aveva fatto causa a me e a Giusto Lisi per un articolo su Micromega, altre ne ho ricevute da magistrati romani, non me ne importa niente, se una sentenza non mi convince mi studio gli atti, i fatti, la sentenza e poi lo dico.
Qui non ci sono ancora le motivazioni della sentenza che è stata emessa venerdì dalla Corte d’Appello di Milano è una sentenza sconcertante già per l’esito che ha stabilito che il fatto non sussiste nei confronti di Marcello Dell’Utri e del boss Vincenzo Virga che erano imputati entrambi da molti anni, per avere tentato un’estorsione ai danni di un ex parlamentare repubblicano, un trapanese, si chiama Vincenzo Garraffa era il Presidente della Pallacanestro Trapani, era imprenditore, è anche un medico dell’ospedale di Trapani e i due erano accusati di avere tentato di estorcerli dei soldi in nero, come ristorno della metà dell’importo di una sponsorizzazione che Publitalia aveva intermediato per la Pallacanestro Trapani, sapete come funzionava, non so oggi, Publitalia quando il capo era Dell’Utri, quest’ultimo è stato già condannato a Torino anche in Via definitiva proprio per questo, perché a Publitalia procurava sponsorizzazioni a team sportivo e poi si faceva dare in nero una parte dell’incasso per quella sponsorizzazione dai team sportivi con fatture false o gonfiate, Garraffa aveva raccontato di essersi rifiutato di restituire in nero 700 milioni di lire a fronte di una sponsorizzazione di un miliardo e mezzo di lire, la metà e allora di avere ricevuto prima le pressioni personalmente di Dell’Utri perché pagasse e poi una visitina al pronto soccorso dove lavorava di prima mattina da parte del boss di Trapani Vincenzo Virga, oggi in carcere perché condannato per mafia e omicidi che andò a sollecitare il pagamento per conto di Dell’Utri, questo denunciò Garraffa e per questa ragione Dell’Utri e Virga furono condannati in primo e secondo grado, poi la Cassazione annullò, si fece un nuovo appello e la Corte d’Appello nel secondo processo d’Appello derubricò il reato da tentata estorsione in minaccia grave e dichiarò quindi il reato prescritto. La Cassazione annullò pure questa sentenza dicendo che non c’era nessun reato di minaccia grave, se reato c’era stato era reato di estorsione, anzi di tentata estorsione, aggravata dalla mafiosità dell’atto, quindi praticamente la Cassazione aveva scritto la sentenza a cui la Corte d’Appello nel terzo processo di appello avrebbe dovuto attenersi, invece venerdì inopinatamente vedremo con quali motivazioni, la Corte d’Appello ha stabilito che non c’è stato né il reato di minaccia grave, né il reato di tentata estorsione mafiosa, infatti ha detto che il fatto non sussiste. Conoscete l’ignoranza dei giornali in materia di processi e quindi un po’ così per sciatteria e un po’ per interesse i giornali hanno scritto “Il fatto non sussiste” cioè non è vero che un mafioso è andato a chiedere a Garraffa i soldi per conto di Dell’Utri, quindi cade il teorema di Dell’Utri mafioso, in realtà nessun giudice potrà mai cancellare un fatto, che il boss Virga sia andato dal Dott. Garraffa a chiedere dei soldi in nero per conto di Publitalia dopo che Dell’Utri li aveva personalmente chiesti allo stesso Garraffa e quest’ultimo non glieli aveva dati, è un fatto assodato che nessuna sentenza potrà mai cancellare, si è verificato quel fatto e che sia una vergogna che Dell’Utri sieda in Parlamento con tutto quello che c’è scritto in altre sentenze e anche in questa, è un altro fatto, è un’altra cosa acclarata che nessuno potrà mai cancellare e nessuno potrà mai impedirci di dire, visto che avviene alla nostra libertà di pensiero, di opinione e di critica. 
Cosa vuole dire che il fatto non sussiste? Non vuole dire che il fatto non c’è stato, altrimenti la motivazione sarebbe: non aver commesso il fatto, il fatto non sussiste vuole dire che non c’è il reato in quel comportamento, evidentemente ma sono curiosissimo di leggere come motiveranno i giudici questa loro conclusione, sembra di capire che reato mandare un mafioso a fare un recupero crediti, crediti tra l’altro non legittimi, non dovuti, perché non sta scritto da nessuna parte che se io società intermediatrice di pubblicità ti procuro una sponsorizzazione, tu mi debba ridare la metà in nero o indietro, se c’è una provvigione la fatturi, se c’è una provvigione, qua invece oltre alla provvigione si pretendeva addirittura la metà dell’importo dell’affare in nero, quindi non è un credito legittimo, è un credito illegittimo, illegale, in violazione delle norme fiscali, che produce ovviamente riverberi sui bilanci aziendali e che avrebbe costretto Garraffa a fare false fatturazioni per accumulare fondi neri, solo che Garraffa rispose “non pago perché non ho fondi neri o mi fare una ricevuta e mi fatturate questa prestazione o io non vi posso pagare”, questo è il fatto che nessuna sentenza potrà mai cancellare, questa sentenza stabilisce che questo fatto non è reato e quindi se avanzate qualcosa da qualcuno, mandategli un mafioso in casa o sul lavoro a chiedergli i soldi e poi tirate fuori la sentenza della Corte d’Appello di Milano. 
C’è naturalmente un’altra possibilità e cioè che i giudici della Corte d’Appello abbiano stabilito e questo pare desumersi dal dispositivo della sentenza dell’altro giorno, l’insufficienza di prove, l’Art. 530 secondo comma dove si annida la vecchia insufficienza di prove, la formula oggi è quando la prova è insufficiente o contraddittoria o manca, in questo caso potrebbero avere optato per la prova insufficiente, ma anche qua sarà interessante vedere come motiveranno l’insufficienza della prova, visto che tutti, i magistrati che si erano occupati di questo caso, avevano ritenuto questi fatti assolutamente assodati e assolutamente illegali, tutti! Questi fatti sono stati esaminati dalla Procura di Palermo, dal Tribunale di Palermo, dalla Corte d’Appello di Palermo che hanno condannato Dell’Utri prima a 9, in primo grado e poi a 6, in secondo grado, anni per concorso esterno in associazione mafiosa, citando anche questo episodio come una pietra miliare che dimostra i rapporti organici di Dell’Utri con Cosa Nostra anche fino all’inizio degli anni 90, quando questi fatti si verificarono, idem per quanto riguarda il processo specifico a Garraffa che si è tenuto a Milano, Procura di Milano, Tribunale di Milano condanna, Corte d’Appello di Milano condanna, Cassazione annulla, ma non per dire che i fatti non c’erano, ma per dire che la motivazione era scritta male, secondo processo d’appello i giudici di nuovo ritengono che i fatti ci siano e siano illegali, anche se cambiano il reato e dicono che è minaccia grave e danno la prescrizione, la Cassazione ancora una volta dice: questi sono fatti illeciti ma non sono minacce, sono estorsione, se sono andati come dite, li rimandano indietro e per la prima volta si trovano dei giudici che dicono che non c’è la prova che ci sia il reato.
Leggeremo le motivazioni, ma è già molto curioso che si dica che non c’è il reato, molto curioso perché decine di magistrati prima avevano sempre ritenuto che i fatti sono accertati e che il reato pure è accertato, anche se c’era quella discrepanza tra Corte d’Appello e Corte di Cassazione che poi la Cassazione aveva sanato dicendo: guardate che quei fatti sono estorsione e non sono minaccia grave e quindi niente prescrizione!Naturalmente si gioca sull’equivoco, uno sente: il fatto non sussiste e dice: ah, allora non è mai successo che Virga sia andato a chiedere i soldi a Garraffa per conto di Dell’Utri, tant’è che gli Avvocati di Dell’Utri vanno subito i furbi e dicono: la Cassazione non potrà che tenere conto di questa sentenza, Gasparri dice: questa assoluzione dimostra la fragilità dei teoremi, Cicchito dice: è stato smontato uno degli attacchi giudiziari di cui Dell’Utri è stato vittima, il povero Garraffa che è l’unica vera vittima in questa storia, dichiara: questa assoluzione è una vergogna, ma come cittadino e ex parlamentare devo avere fiducia nella giustizia e infatti i suoi avvocati appelleranno in qualità di parte civile, questa assoluzione davanti alla Cassazione. 
Cosa racconta Garraffa? Racconta che alla fine del 1991, 20 anni fa, Dell’Utri negli uffici di Publitalia l’aveva ricevuto e gli aveva detto: i siciliani prima pagano e poi discutono, quando gli aveva chiesto i soldi, poi aveva aggiunto: ci pensi, abbiamo uomini e mezzi per convincerla a pagare e subito dopo si era materializzato uno degli uomini in grado di farlo pagare, Vincenzo Virga, il capo della mafia di Trapani, ma Garraffa non aveva ceduto. 
Al racconto dell’imprenditore, Garraffa, si era aggiunto quello di un pentito ritenuto sempre attendibile, Vincenzo Sinacori, il quale racconta al processo: fu Matteo Messina Denaro a dirmi che ci dovevamo interessare di parlare con questo Garraffa, perché doveva dare dei soldi a dei palermitani, mi disse pure che il discorso era arrivato tramite Vittorio Mangano, certo Vittorio Mangano nel 1991 era vivo e vegeto, Vittorio Mangano era appena uscito o stava per uscire di galera e si preparava a quei bei incontri a Milano di cui c’è traccia nelle agende di Dell’Utri e che oggi Dell’Utri con una piroetta meravigliosa nega che si siano mai svolti perché sostiene che il Mangano segnato nelle sue agende nel 1993 era un altro, era un omonimo. 
Ma insomma, vedete che questo era un processo solidissimo, era un processo solidissimo che adesso improvvisamente scopriamo essere un teorema, resta da capire per quale motivo questo Garraffa avrebbe dovuto, subito dopo il verificarsi di questi fatti, inventarsi di sana pianta la visita del boss al pronto soccorso, le richieste di Dell’Utri e soprattutto perché molti di questi fatti sono stati ammessi da alcuni protagonisti di questi fatti, è interessante, sempre per distinguere il nostro vecchio discorso, i fatti dai reati, i fatti li possiamo ricostruire noi, i reati li deve accertare la Magistratura, vedere come è nata questa storia che è molto istruttiva e che molto ci spiega su chi è Dell’Utri, su come opera e sul perché continua a tenerselo sul groppone Berlusconi, perché non l’ha ancora scaricato. 
Siamo dunque nell’estate del 1990, la Pallacanestro Trapani viene promossa dalla serie B alla serie A2 e il titolare della squadra, Garraffa, si interessa per trovarle uno sponsor che finanzi la società per consentirle di mettere in piedi una squadra degna della serie maggiore e si rivolge a Publitalia, quest’ultima mette in contatto Garraffa con la multinazionale della birra Dreher, il Heineken che ha in Sicilia il marchio Birra Messina e così a agosto Alleanza Nazionale 1990 Garraffa firma il contratto con la Birra Messina per 1,5 miliardo di lire, il denaro gli viene versato in due rate e lui come diritto di agenzia a Publitalia, come provvigione, gira prima 70 e poi 100 milioni in contanti, 170 milioni su 1,5 miliardo, più del 10% di provvigione a Publitalia e così pensa di avere sistemato le sue cose, ma a questo punto denuncia subito dopo Garraffa ai magistrati di Palermo che poi gireranno il caso a Milano per competenza, si fanno vivi due dirigenti di Publitalia, Piovella e Biraghi che battono cassa e chiedono altri 530 milioni, oltre ai 170, totale 700, in contanti e in nero per avere un’altra provvigione, Garraffa dice: o mi fate fattura o non ho soldi in nero. 
Così tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Garraffa viene convocato a Milano o comunque va a Milano per incontrare Dell’Utri, guardate che questi sono fatti che racconta lui, ma che non vengono negati, gli incontri, le richieste e tutto quanto non vengono negate. 
Dell’Utri gli conferma che Publitalia non rilascerà alcuna fattura e gli ricorda che i siciliani prima pagano e poi discutono, lui ribadisce di non avere fondi neri e chiede ancora una volta fattura, fuori busta non può pagare, allora Dell’Utri scrivono i giudici che lo hanno condannato nel primo e secondo grado, gli dice minacciosamente “ci pensi perché abbiamo uomini e mezzi per convincerla a pagare” dopo qualche mese Garraffa riceve la visita presso il nosocomio di Trapani, dove era primario di due individui: Virga Vincenzo e Buffa Michele, chi è Virga Vincenzo? Il capo della mafia di Trapani, braccio destro di Bernardo Provenzano che verrà arrestato nel 2011 e condannato all’ergastolo per mafia e vari omicidi. 
Buffa è il guarda spalle di Virga e lo accompagna, sono le 7 del mattino quando Buffa e Virga si presentano all’ospedale da Garraffa, Virga pronuncia poche parole ma indimenticabili “sono stato incaricato da Marcello Dell’Utri e da altri amici di vedere com’è possibile risolvere il problema della Publitalia” Garraffa risponde “senza fattura non intendo pagare” Virga non si scompone e dice “capisco, riferirò, se ci sono delle novità la verrò a trovare, altrimenti il discorso è chiuso” Garraffa conosce Virga, l’ha già incontrato qualche anno prima perché ha curato il figlio di Virga in ospedale che era finito in fin di vita per un incidente con un trattore, appena i due mafiosi lasciano l’ospedale, Garraffa racconta quella visita inquietante a due suoi collaboratori che naturalmente hanno confermato al processo il suo racconto, quindi anche questo fatto è assolutamente certo. 
I due collaboratori si chiamano Renzi e Vento, a Vento Garraffa racconta “se mi succederà qualcosa dovete trovare la spiegazione nel fatto che sono stato avvicinato da personaggi di primo livello” quindi gli dice: se mi succede qualcosa sappi che quel qualcosa è legato a quello che mi è appena successo, dopodiché interrompe i rapporti con Publitalia e si rivolge a un’altra agenzia per la sponsorizzazione della sua squadra, la Image Building di una certa Giuliana Paoletti, la quale però non riesce a trovare uno sponsor , anche se la Pallacanestro Trapani è in serie A, perché? Perché sostiene Garraffa Publitalia aveva messo in giro la voce che non bisognava aiutare o dare sponsorizzazioni alla squadra di Garraffa che gli aveva fatto quello sgarro, sia come sia non trova uno sponsor e alla fine si inventa un'auto-sponsorizzazione, si sponsorizza un po’ da solo Garraffa, mettendo sulla divisa dei giocatori lo slogan pubblicitario “L’altra Sicilia” la Pallacanestro Trapani viene addirittura promossa in serie A, dalla A2 alla A e viene invitata alla Maurizio Costanzo Show su Canale 5, ma mentre stanno facendo i preparativi per andare a Roma al Teatro Parioli, all’ultimo momento l’invito viene annullato da Costanzo, Garraffa sostiene che ciò è avvenuto dietro l'intervento di Dell'Utri, naturalmente Dell'Utri e Costanzo hanno detto che non è vero, è un fatto però che la Pallacanestro Trapani era stata invitata al Maurizio Costanzo e all’ultimo momento gli è stato detto: non venite, l’invito è annullato, strano no? 
L’imprenditore Garraffa scrive tutta la sua amarezza in una lettera a Maurizio Costanzo e secondo i giudici di Palermo che hanno condannato in primo grado Dell’Utri, la versione dei fatti fornita da Garraffa ha trovato sostanziale conferma nel risultato delle indagini, il Tribunale ha ascoltato vari testimoni, tra cui la moglie di Alberto Dell’Utri, il gemello di Marcello che è molto amica di Garraffa e la signora che si chiama Maria Pia Lamalfa, ha confermato che Garraffa incontrò Marcello Dell’Utri a Milano, accompagnato dal suo gemellaggio Alberto per parlare della sponsorizzazione, ma non raggiunse alcun accordo e al ritornò si lamentò con lei e con il marito perché fu sbattuto fuori dall’ufficio, scrivono i giudici: le dichiarazioni rese dalla Lamalfa offrono obiettivo riscontro alla versione dei fatti fornita da Garraffa e smentiscono quella di Dell’Utri, il quale ha sostenuto che i suoi incontri con Garraffa erano dovuti a motivi del tutto diversi. 
Dell’Utri ha fornito, del resto su questa vicenda, versioni diverse e contrastanti, la prima volta ne parlò a Moby Dick, il programma di Michele Santoro sulle reti Mediaset nel 1999, cosa disse? Disse seraficamente: Publitalia aveva intermediato con la sponsorizzazione alla squadra di basket, a Publitalia era stata corrisposta una giusta provvigione, i 170 milioni iniziali, Publitalia era interessata alla risoluzione della vertenza Pallacanestro Trapani e Birra Messina perché questa ditta era un cliente importante. Dopodiché al processo, l’anno dopo Dell’Utri fa retromarcia e dice: il Signor Garraffa ha detto una serie di menzogne e di falsità, non ho mai conosciuto Virga e Buffa, né direttamente né indirettamente, ricordo che Garraffa è venuto a Milano, mi ha parlato, aveva annunciato anche alla segreteria che non doveva parlare se non di un fatto molto importante che riguardava la sua veste di Vicepresidente della Lega Basket,la cessione dei diritti televisivi del campionato di basket e io gli dissi: guardi che a noi come Tv il basket non interessa e quindi lo invitai a trattare con la RAI, questo fu il mio primo incontro con Garraffa dice Dell’Utri, poi ne avemmo un secondo neanche nel mio ufficio ma nel pianerottolo a Publitalia molto fugace, mi disse che era venuto per parlare di problemi che riguardavano la sua azienda e la sua società di basket con l’amministratore delegato di Publitalia di allora, il Dott. Perricone, quindi praticamente lo incontrò di passaggio, questo è stato tutto l’incontro, escludo che abbia potuto vederlo in casa della Signora Maria Pia Lamalfa, quest’ultima sarebbe la moglie di suo fratello, la cognata di Dell’Utri, dice: non la frequento da 15 anni. 
Perché mio fratello sta con lei ma non sta con lei… non ho mai potuto né voluto intervenire con Costanzo per raccomandargli il non invito della squadra di basket del Signor Garraffa perché anche questo è un fatto notorio, non sono mai intervenuto con nessuno per fatti del genere, Costanzo è uno che fa quello che vuole, ci mancherebbe altro che ascolti chiunque, ma neanche Berlusconi ascolta su quello che deve fare o non deve fare, ma scriveva il Tribunale, le dichiarazioni spontanee di Dell’Utri contrastano in modo stridente con le affermazioni fatte dallo stesso Dell’Utri a Moby Dick e appaiono manifestamente mendaci.
Infatti a Moby Dick Dell’Utri diceva di avere intermediato la sponsorizzazione tra la Pallacanestro Trapani e la Birra Messina, che sapeva di avere avuto addirittura la giusta provvigione e che Publitalia era interessata a risolvere la vertenza tra la Pallacanestro Trapani e la Birra Messina, quindi non certamente incontri per parlare dei diritti televisivi del basket o fugaci in corridoio.Costanzo dice di non avere mai ricevuto né saputo della lettera di Garraffa che protestata per il mancato invito e comunque aggiunge che è normale cambiare la scaletta dei programmi e comunque dice che Dell’Utri non era mai intervenuto e altri Ferrara, Liguori, Fede vanno a testimoniare al processo dicendo che mai nei programmi sulla mafia ci furono interferenze di Dell’Utri o della Fininvest, proprio nella storia del gruppo. Santoro invece sentito come testimone al Processo Dell’Utri, racconta che quando lui lavorava in Mediaset, altro che se ci furono lamentele, tant’è che lui subito dopo avere fatto una puntata con Dell’Utri sul processo per mafia in cui era stato sentito anche Garraffa, il suo rapporto con Confalonieri ebbe una brusca frenata, non si parlò più della rinegoziazione del suo contratto, non fu più invitato da Confalonieri al comitato in cui si decideva la linea editoriale dell’azienda e tutti sapevano in azienda che questo era in relazione a quella trasmissione in cui era stato invitato Dell’Utri a parlare dei fatti di mafia e subito dopo lui, visto come era cambiato il clima nei suoi confronti, se ne tornò in fretta e furia alla RAI. 
La domanda è: ma per quale motivo Dell’Utri spinge il braccio di ferro con Garraffa fino al punto di mandargli in ospedale un boss mafioso? I giudici di Palermo nella sentenza di primo grado scrivono: la spiegazione dell’arcano a avviso del Collegio risiede nel forte e illecito interesse di Publitalia e conseguentemente di Dell’Utri nell’operazione di sponsorizzazione da parte di Dreher, Heineken, quale è stato reso palese dalle risultanze processuali che hanno riscontrato la denuncia del Garraffa e cioè quello di ricevere denaro in contanti e in nero al fine di costituire fondi occulti, attraverso la restituzione a Publitalia da parte della Pallacanestro Trapani della somma di 700 milioni, pari alla metà dell’intero importo della sponsorizzazione e che la costituzione di fondi occulti sia stata un’esercitazione di contabilità in nero, non inusuale in Publitalia è comprovato dal processo penale di Torino, dove Dell’Utri insieme a altri dirigenti è stato condannato in via definitiva. 
E’ sorprendente il parallelismo tra il mancato rinvenimento della contabilità di Publitalia relativa al rapporto intervenuto con la Pallacanestro Trapani e la situazione richiamata dalla sentenza torinese, dove si legge che in relazione ai fatti contestati, Dell’Utri possa in essere consapevolmente, proprio come la vicenda Garraffa, condotto e finalizzato a creare fondi in nero. Infine secondo il Tribunale di Palermo sono provati i rapporti di Dell’Utri con la mafia trapanese, la mafia trapanese è quella di Virga ma anche di Messina Denaro, oltre che con quella catanese, interventi per far cessare gli attentati alla Standa di Catania e con quella di Palermo ovviamente da Mangano in giù. 
La notizia appena de relato della vicinanza di Dell’Utri agli uomini d’onore del mandamento di Trapani, i quali lo avevano nelle mani, deve ritenersi attendibile perché proveniente da un uomo d’onore, Vito Parisi molto vicino a Vincenzo Virga, capo di quel mandamento e pertanto bene a conoscenza delle relative dinamiche interne dei rapporti con persone estranee a Cosa Nostra ma contigue alla stessa e è anche per questo, queste sono parole dei giudici di Palermo, che quelli di Milano, primo grado, avevano condannato sia Dell’Utri, sia Virga per estorsione tentata di ordine mafioso ai danni di Garraffa a due anni di carcere per ciascuno e scrivevano: nonostante la mastodontica opera di denigrazione e demolizione dell’individuo Garraffa compiuta dalla difesa Dell’Utri, il suo racconto di Garraffa è graniticamente riscontrato da elementi logici insormontabili e non di rado da prove dirette dei fatti penalmente rilevanti, mentre le dichiarazioni di Dell’Utri sono assolutamente e clamorosamente mendaci. 
I fondi neri di Publitalia sono una prassi come dimostra il processo di Torino, bugie sono quelle di Costanzo sulla revoca dell’invito, per quale motivo ti invitano e poi ti dicono: non venire più? Al massimo ti dicono: vieni tra una settimana, come mai erano così vogliosi di invitare la Pallacanestro Trapani e poi dopo lo scazzo tra Garraffa e Dell’Utri improvvisamente decidono di non invitarla mai più, non di rinviarla? Allora chi sollecitò Virga a intervenire su Garraffa per conto di Dell’Utri? Il Tribunale di Palermo scrive “l’intervento del Virga non poteva che essere stato sollecitato da altri uomini d’onore e cioè da influenti esponenti della Cosa Nostra trapanese proprio come riferito da Sinacori, il quale ottemperando all’incarico ricevuto da Messina Denaro, affidò al Virga l’incombenza di contattare Garraffa al fine di risolvere la questione che interessava Dell’Utri, il collaborante, Sinacori ha dichiarato di avere appreso da Messina De Naro che Garraffa doveva essere contattato per un discorso, relativo a somme di denaro, al quale era forse interessato Dell’Utri, ma che era tramite Mancano e ecco tornare in scena la figura di Mangano, il quale novello deu ex machina avvalendosi della sua posizione di influente membro di una delle più importanti famiglie mafiose Palermitane, Portanuova, e avvalendosi del prestigio goduto in seno a tutta Cosa Nostra siciliana, accorre in aiuto di Dell’Utri, incaricando della bisogna Messina De Naro, esponente di spicco della mafia trapanese, è di palmare evidenza che quando Dell’Utri ha fatto riferimento a uomini in grado di indurre alla ragione il ricalcitrante Garraffa, aveva già in animo di far intervenire il suo referente siciliano e cioè Mangano, mentre l’uso del verbo “abbiamo” accompagnato dal sostantivo “uomini” appare riferibile all’intervento su impulso del Mangano di uomini appartenenti a un’associazione per delinquere di tipo mafioso, sul cui potere di intimidazione, sul cui interessamento Dell’Utri era certo di poter contare. 
Conclusione: anche in quell’episodio, scrivevano i giudici di Palermo nella sentenza di primo grado, Dell’Utri ha ancora una volta ingenerato e rafforzato nei componenti della famiglia mafiosa di Trapani ai quali era stato affidato il compito di contattare Garraffa, l’obiettiva convinzione di poter disporre nell’ottica degli interessi economici di tutta Cosa Nostra e di uno scambio di favori, del contributo consapevolmente fornito da Dell’Utri, influente e affermato uomo d’affari, operante in una piazza importante come quella di Milano e braccio destro di Silvio Berlusconi al mantenimento e al rafforzamento della societas sceleris, denominata Cosa Nostra. 
Anche la vicenda Garraffa dunque, fornisce ulteriori elementi di prova della contiguità di Marcello Dell’Utri a esponenti importanti di Cosa Nostra e quindi della sua responsabilità in ordine ai reati contestati, che nel processo di Palermo erano il concorso esterno in associazione mafiosa, vedremo le motivazioni della sentenza milanese che non doveva occuparsi della mafiosità di Dell’Utri, ma doveva occuparsi della liceità o dell’illiceità di quella vicenda e cioè chiedere i soldi in nero a Garraffa e siccome non paga, mandargli o fargli mandare un capo mafia a battere cassa, questo dovevano dire. 
Può darsi che nelle motivazioni se la cavino dicendo per qualche cavillo che non posso immaginare in questo momento, che non c’è la prova sufficiente per dire che quello fosse un reato, ma che invece è ultra provato come del resto risulta da tutte le carte, che quei fatti si sono verificati, in questo caso il danno di questa sentenza sarebbe militato al morire di quel processo, quello per estorsione, ma non andrebbe a intaccare quello di mafia che si serviva anche di quell’episodio per dimostrare che ancora nel 1991/1992 Dell’Utri aveva rapporti organici, non solo con la mafia palermitana ma anche con quella trapanese perché un conto è dire che c’è stata l’estorsione, un conto è dire che non è avvenuto nulla di tutto ciò che abbiamo raccontato e che è talmente dimostrato dalle testimonianze e anche dalle contraddizioni dello stesso Dell’Utri che non può essere negato, sia che sia un reato quello che è successo intorno al caso Garraffa e penso che lo sia, come lo pensava la Cassazione, come lo pensava il Tribunale di Milano, come lo pensava la Corte d’appello di Milano prima versione, seconda versione, come lo pensa il Tribunale di Palermo, come l’ha pensato la Corte d’Appello di Palermo oppure che non sia reato comunque è uno scandalo che chi ha fatto cose come queste e ha avuto rapporti come questi, resti ancora in Parlamento. 
Concludo ricordando che la sentenza d’Appello Dell’Utri che andrà presto in Cassazione, quella di Palermo, quella in cui gli hanno ridotto la pena da 9 a 6 anni, ma lo hanno condannato per concorso esterno fino al 1992 compreso, dava, pure quella, per accertati i fatti del caso Garraffa – Dell’Utri – Virga, perfino la sentenza più benevola nei confronti di Dell’Utri, dava per assodato quello che era successo perché? Perché c’era già il pronunciamento della Cassazione che annullava e rinviata la prescrizione e diceva: guardate che quei fatti se sono quelli che descrivete voi non sono minacce gravi ma sono concorso esterno e scriveva la Cassazione in quella sentenza che ordinava il nuovo appello che si è concluso l’altro giorno con l’assoluzione per insufficienza di prove “O non c’è la minaccia o essa deve necessariamente realizzare l’efficacia estorsiva” questa è l’espressione chiave, quindi i giudici devono stabilire, diceva la Cassazione, se c’è stata la minaccia di Virga e prima di Dell’Utri a Garraffa o se c’è stata la minaccia il reato non si chiama minaccia ma si chiama estorsione, che non è una minaccia fatta così, è una minaccia per ottenere in cambio un vantaggio illecito, cioè 750 milioni di lire non dovuti, quindi il giudice della Cassazione diceva ai giudici d’appello: rifate il processo perché il reato di minacce non sta in piedi, quindi la prescrizione non può scattare perché bisogna passare al reato più grave, estorsione mafiosa, stabilite se hanno minacciato Garraffa si chiama estorsione, altrimenti dovete dire che non hanno minacciato Garraffa, evidentemente l’altro giorno i giudici hanno detto: non ci sono prove sufficienti che abbiano minacciato Garraffa, quindi allora può darsi che Garraffa si sia inventato tutto? Allora perché Dell’Utri non lo querela per calunnia? Perché i giudici stabilendo che non è provato quello che è successo, non trasmettono gli atti alla Procura perché proceda contro Garraffa per calunnia, sarebbe grave se Garraffa avesse calunniato Dell’Utri e Virga, non se ne esce, o condannano Garraffa per avere calunniato Dell’Utri e Virga, oppure ci spiegano com’è possibile che un capo mafia vada a battere cassa da Garraffa per conto di Dell’Utri, senza che l’abbia mandato o fatto mandare Dell’Utri, a meno che il boss Virga non andasse in giro a battere cassa per conto di Dell’Utri, all’insaputa di Dell’Utri, oppure per fare uno scherzo o un dispetto a Dell’Utri, passate parola!

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