mercoledì 8 giugno 2011

Playoff NBA - Dallas non molla, serie in parità

Tutto da rifare per Miami. LeBron James e compagni vengono battuti dai coriacei Mavericks che aggiudicandosi in casa 86 a 83 gara 4, con uno spettacolare fine partita, hanno pareggiato i conti con i loro talentuosi rivali. Ora, incassato il meritato 2 pari, Dallas ha decisamente riaperto i giochi, lanciando la sua sfida al titolo Nba 2011. Il nove giugno, si gioca sempre a Dallas gara 5. E chissà se, sull'onda dell'entusiasmo, i Mavs possano passare in testa, per poi andarsi a giocare in Florida gli ultimi due match-point. Una gara tirata, tutta giocata sul filo della tensione. Pochissimi i break, con le due squadre impegnate a ribattere colpo su colpo ogni canestro avversario. Alla fine, come capita spesso, tutto s'é deciso nell'ultimo minuto. E anche stavolta, a fare la differenza è stato Dirk Nowitzki, che ha surclassato il suo diretto rivale, James Lebron oggi un po' svogliato, in ombra, fermo ad appena 8 punti, stranamente all'asciutto nel quarto quarto, quello decisivo. Il centro tedesco, invece, a pochi secondi dalla fine è riuscito a liberarsi del suo marcatore per un'entrata a canestro che valeva il vantaggio di Dallas di quei tre punti che poi avrebbero segnato il risultato finale. Era l'ultimo canestro di una miracolosa ultima frazione di gioco.
In quei 12 minuti, Nowitzki é riuscito a segnare la bellezza di 10 punti, trascinando i suoi in un recupero che sembrava impossibile. Una prestazione eroica, tenuto conto che Nowitzki ha giocato malgrado stamane si fosse svegliato con 39 di febbre. Esausto dall'influenza, l'idolo dei texani non ha brillato per l'intera partita, ma alla fine è riuscito a fare la differenza. Il suo tabellino segna infatti sì 21 punti, ma con un mediocre 6 su 19 dal tiro. A dargli una mano c'ha pensato un ottimo Jason Terry e in genere tutto il quintetto texano. Grazie a una grandissima difesa e un'ottima circolazione di palla, sono riusciti ad avere la meglio anche stavolta delle stelle dei Miami Heat, fortissimi individualmente ma ancora una volta poco disposti al sacrificio in difesa e al gioco di squadra. Così nemmeno la maiuscola prestazione di Dwain Wade, 32 punti, e di Chris Bosh, 24 punti, hanno evitato loro una sconfitta che a questo punto potrebbe in teoria complicare i loro sogni di gloria. 

martedì 7 giugno 2011

Speciale Roland Garros: brava Schiavone, Nadal re di Parigi


Si è conclusa domenica scorsa una delle più belle rassegne del Roland Garros da molti anni a questa parte. Francesca Schiavone ha accarezzato l’idea di imporsi per la seconda volta consecutiva agli Internazionali di Francia, ha sfiorato l’impresa, ci ha provato, ha fallito, ma con onore, tanto onore. Nel maschile il re si conferma Rafa Nadal. Lo spagnolo ha portato a termine una doppia missione: ha agganciato Bjorn Borg con 6 vittorie nel torneo parigino ed ha conservato, complice la vittoria di Federer in semifinale contro Djokovic, la prima posizione nel Ranking Atp. E proprio la semifinale maschile tra lo svizzero ed il serbo è stata il fulcro del torneo.Djokovic ancora imbattuto nel 2011, viaggiava verso la 44esima vittoria consecutiva ma soprattutto aveva la chance di sopravanzare Rafa Nadal in testa alla classifica Atp conquistando la finale. A quel punto la classe, il talento e tutto l’orgoglio di Federersono venuti fuori: re Roger si è imposto in 4 set (7-6 6-3 3-6 7-6) ed il giovane Nole (il futuro è tutto suo) non ha potuto far altro che inchinarsi al più grande del tennis. La finale ha poi ristabilito le gerarchie degli ultimi 6 anni (prima dell’exploit di Djokovic, per intenderci) e ha messo di fronte i rivali di sempre, gli imbattibili eroi del tennis contemporaneo. Nadal si presentava da favorito, dalla sua la miglior posizione nel Ranking ma soprattutto i 5 titoli del Roland Garros in bacheca contro uno solo dello svizzero. Pronti via e la partita è subito molto combattuta, i tennisti si sfidano colpo su colpo, Federer sembra partire meglio ma sul 5-3 fallisce il set point, di lì in poi Nadal inizia a condurre i giochi chiudendo set e rimonta sul 7-5. Nel secondo set è ancora battaglia, di quelle vere, ma Nadal dimostra come la terra di Parigi sia il suo habitat naturale e batte al tie break un ottimo Federer. Nel terzo sul 4-2 di Nadal Federer riesce a trovare la forza per due break consecutivi e porta a casa un più che meritato set. Nel quarto Federer sembra credere nella rimonta ma uno straordinario Nadal salva 3 palle break e poi sulle ali dell’entusiasmo chiude la partita senza lasciare possibilità di replica a Federer, che comunque esce tra gli applausi.Una menzione, infine, va fatta all’ottimo torneo del nostro Fabio Fognini. L’azzurro è arrivato sino ai quarti di finale (dopo una prestazione maiuscola contro lo spagnoloMontanes) ma ha dovuto dare forfait alla vigilia del match(proibitivo) contro Djokovic.Per quanto riguarda il femminile a trionfare è stata la cinese Na Li, ottima giocatrice e di grande prospettiva, che si aggiudica per la prima volta uno Slam. Onore alla vincitrice ma tutta la nostra gratitudine va a Francesca Schiavone, capace di portarci sino alla finale, capace di far innamorare le giovani leve dello sport della racchetta, capace, anche quando il punto che ha deciso la partita era irregolare, di inchinarsi alla vincitrice: uno spot eccezionale per il tennis. Francesca era arrivata alla finale in maniera smagliante, perfetto il suo percorso: di fronte alla “leonessa” si erano inchinate in ordine Melanie OudineVesna DolontsShuai PengJelena JankovicAnastasia Pavlyuchenkova e Marion Bartoli.   Nella finale contro la cinese Francesca ha forse pagato il peso della pressione nel primo set (perso 4-6) non riuscendo quasi mai a mettere in mostra il suo gioco. Nel secondo set la Schiavoneha invece mostrato gli artigli: rimonta e brek, sino al 5-4, ma non la chiude. Sul 6-5non riesce a portare a casa il set ed il tie break è implacabile: la Schiavone non c’è più, la cinese chiude il match con un perentorio 7-0. L’impresa non riesce ma la Schiavone esce dal centrale di Parigi a testa alta.

Fonte: http://www.notiziariosportivo.com

Playoff NBA - Wade e Bosh riportano avanti Miami

I Miami Heat riscattano la debacle di gara-2, quando avevano sprecato un vantaggio di 15 punti, battono domenica sera i Dallas Mavericks per 88-86 e conducono per 2-1 la serie delle finali NBA riprendendo il vantaggio del fattore campo.
Chris Bosh, la grande delusione delle prime due partite, mette il tiro vincente da quasi 5 metri a 39,6 secondi dalla fine. Dirk Nowitzki nell'ultimo quarto prende per mano i Mavericks con 15 dei suoi 34 punti ma il suo tiro del potenziale pareggio allo scadere da cinque metri e mezzo picchia sul ferro e va fuori.
Il tedesco aggiunge 11 rimbalzi e segna gli ultimi 12 punti dei texani ma non basta. Per gli Heat ennesima straordinaria partita di Dwyane Wade con 29 punti, 11 rimbalzi e 3 assist, LeBron James aggiunge 17 punti con però 6 su 14 al tiro e 4 palle perse. Martedì gara-4 sempre a Dallas.





Fonte: NBA Italia

venerdì 3 giugno 2011

Playoff NBA - Nowitzki e i Mavs rispondono in gara 2

Qualsiasi dolore potesse accusare alla mano sinistra, Dirk Nowitzki non avrebbe sentito più male di un 2-0 subito da Miami nelle finali NBA. Quindi ha piazzato il colpo giusto che consente ancora ai Dallas Mavericks di tenerle in vita. Nowitzki non ha pensato all’infortunio subito in gara 1 disegnando sul campo un azione vincente a 3.6 secondi dalla sirena, un ultimo acuto che ha stordito gli Heat, sconfitto 95-93 riportando la serie in parità. Una corsa furiosa che ha permesso a Dallas di collezionare nove punti nel finale, con Nowitzki ancora protagonista in particolare su due canestri di sinistro, nonostante l’infortunio al tendine del dito medio. Per lui 24 punti, il migliore dei suoi, rassicurando tra la gioia che non avvertiva dolore al dito: "Sicuramente un enorme recupero per noi, non abbiamo mai mollato. È stato grande". 
Sull’altro versante i Big Three non si sono tirati indietro, ma stavolta nonostante i tanti canestri, Miami è stata sopraffatta dall’offensiva dei Mavs. Dwyane Wade ad esempio è stato autore di 36 punti per Miami, ma il suo tentativo disperato da tre punti sulla sirena si è spento fuori e ora è costretto ad attendere gara tre di domenica nella tana di Dallas per cercare il riscatto. LeBron James, invece, ha segnato altri 20 punti; ma per il gruppo della Florida è stato penalizzante tenere la palla troppo a lungo piuttosto che tentare di sfruttare le accelerazione dei due fuoriclasse, i loro punti di forza. Più magro il bottino di Chris Bosh, solo 12 punti, due in meno del subentrato Mike Bibby. "Non siamo shockati. C'è delusione. Ma la realtà è la realtà. Tanto vale farci l'abitudine e concentrarsi su quello (incontro) successivo" ha indicato l’ex fuoriclasse dei Raptors.





Fonte: NBA Italia

Playoff NBA - LeBron decide subito contro Dallas

La notte di Dwyane Wade era iniziata con un abbraccio alla sua mamma ed è finita con uno da LeBron James. Chris Bosh intanto ha alzato tre dita non fornendo nessuna spiegazione ma simboleggiando le vittorie decise dai Big Three. James ha siglato 24 punti, raggiungendo la sua prima vittoria nelle cinque partite finali NBA disputate, Wade invece ne ha segnate 15 dei suoi 22 punti solo nel secondo periodo, Bosh ne ha sommati latri 19 e Mario Chalmers 12, e gli Heat si sono portati già in vantaggio contro i Dallas Mavericks per 92-84 in gara 1 della serie finale. La più magra prestazione dall’inizio dei play off per i campioni della Western Conference dopo aver mostrato di avere una buona difesa.
"Va bene perché è la prima partita e abbiamo giocato bene come squadra - ha riferito James, senza nascondere però che -. Abbiamo molto lavoro da fare. ... Questo è uno dei capitoli. Siamo entusiasti di questo gioco. Domani ci stima già preparando per gara 2, e vedo che possiamo migliorare".
Dirk Nowitzki invece ha siglato 27 punti, condizionato però da uno strappo al tendine del dito medio sinistro durante una fase di gara. Ora sarà costretto a indossare probabilmente un tutore per tutto il resto della serie. Per il tedesco anche otto rimbalzi a favore di Dallas, mentre Shawn Marion ha fatto registrare 16 punti e 10 rimbalzi , 12 invece Jason Terry. Una nuova sconfitta per i Mavs contro gli Heat che porta la striscia a cinque nella fase finale dal lontano 2006. Un risultato compromesso dalla furia offensiva di Miami, dopo che Dallas aveva chiuso in vantaggio i primi due quarti, subendo poi il ritorno del gruppo trascinato dai Big Three nella ripresa, anche per la loro peggior notte offensiva in postseason. Ma si annuncia già la risposta di Dallas nel secondo match, secondo le parle del leader Nowitzki: "Siamo una squadra di veterani. Non si può subire una sconfitta. Bisogna tornare forti già giovedi. Abbiamo un'altra occasione per ottenere un punto. Ovviamente, non vogliamo andare a casa sul 0-2".






mercoledì 1 giugno 2011

Calcio scommesse, 16 arresti tra cui Signori Indagati Bettarini e Cristiano Doni

Gip: "Compiute impressionanti manipolazioni". Una vera e propria “organizzazione criminale” composta da calciatori, ex calciatori, titolari di ricevitorie e liberi professionisti, con l'obiettivo di manipolare gli incontri di calcio a loro vantaggio arrivando persino a “condizionare alcune partite”. A carico dei fermati ci sono prove “importanti e inconfutabili”. Indagate anche 28 persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva.


L’Atalanta potrebbe vedersi annullare la promozione in serie A. E’ una delle conseguenze dell’inchiesta sul calcio scommesse che oggi ha portato a 16 arresti, tra cui Beppe Signori, e all’iscrizione nel registro degli indagati di 28 persone, tra cui Stefano Bettarini e Cristiano Doni, storico capitano dell’Atalanta. Secondo gli inquirenti sono stati falsati i campionati della serie B e della serie C. Diverse le partite del campionato in corso nel mirino della procura di Cremona che ha condotto l’inchiesta sul calcio scommesse. Secondo quanto è emerso dalla conferenza stampa tenuta in questura ad Ascoli Piceno, si tratterebbe, oltre che di Ascoli-Atalanta (finita 1-1), Livorno-Ascoli (1-1), anche di Inter-Lecce, Atalanta-Piacenza. Padova-Atalanta e Siena-Sassuolo.


Calcioscommesse, le carte dell'inchiesta


L’attività dell’associazione che ha scommesso su alcune partite di calcio crea “un terreno fertile per l’insinuazione di elementi di una criminalità organizzata ai più alti livelli”. Lo scrive il gip Guido Salvini, nell’ordinanza che ha portato agli arresti. Nella misura di custodia cautelare, infatti, si segnala “la presenza tra gli investitori e scommettitori di alcuni gruppi dai contorni incerti, quale quello degli zingari”, a capo del quale c’era Almir Gegic detto “lo zingaro”, slovacco arrestato nell’operazione. Inoltre era presente anche un gruppo albanese. Il gip spiega che “sono investiti da questi gruppi per ogni partita truccata capitali dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro” di cui non è nota la “provenienza”, dunque non si possono “escludere fatti di riciclaggio”.

Nell’ordinanza viene ricostruito il sistema messo in atto dal gruppo di persone per falsare i risultati. Riuscivano a “manipolare fino a cinque partite” in contemporanea e c’è un “tariffario di massima per la compera” degli incontri. Ci sono “intercettazioni” in cui si parla “di forti somme nell’ordine di 200-300 mila euro” anche per partite di serie A. L’ex bomber, Signori, avrebbe scommesso 150 mila euro sulla partita Inter-Lecce dopo aver ricevuto garanzie sull’esito dell’incontro.

Nell’inchiesta sono coinvolti calciatori, ex calciatori, titolari di agenzie di scommesse, e liberi professionisti. Gli arresti sono stati eseguiti anche dalla polizia delle Questure di Bari, Como, Bologna, Rimini, Pescara, Ancona, Ascoli Piceno, Ravenna, Benevento, Roma, Torino, Napoli e Ferrara. Sono stati perquisite ricevitorie oltre ad uno studio di commercialisti.

I responsabili sono stati individuati a seguito di una complessa serie di riscontri da parte della squadra mobile della Questura di Cremona che, dopo un’attività investigativa protrattasi per circa sei mesi ha individuato, tra le altre, “le responsabilità in ordine a un grave evento verificatosi in occasione di un incontro di calcio disputatosi al termine dello scorso anno” a Cremona. Le indagini della polizia hanno scoperto un contesto ben più ampio collegato ad alcuni soggetti gravitanti nel mondo del calcio che, secondo gli investigatori, in ragione di conoscenze e di contatti diretti ed indiretti, erano in grado di condizionare i risultati di alcuni incontri per poi effettuare puntate di consistenti somme di denaro attraverso i circuiti legali delle scommesse sia in Italia che all’estero.

Secondo gli inquirenti, i calciatori e gli ex giocatori professionisti arrestati dalla polizia erano parte integrante di una vera e propria “organizzazione criminale” nella quale ognuno aveva specifici compiti e ruoli. L’obiettivo era quello di manipolare gli incontri a loro vantaggio. Gli indagati, secondo l’indagine, sarebbero anche riusciti a condizionare alcune partite, attraverso accordi verbali e impegni di carattere pecuniario. Nei confronti dei sedici arrestati, sostengono gli investigatori, ci sono prove “importanti ed inconfutabili”. L’indagine, partita sei mesi fa, avrebbe consentito inoltre di individuare la responsabilità dell’organizzazione in un grave evento verificatosi in occasione di un incontro di calcio disputatosi al termine dello scorso anno proprio a Cremona. Quanto avvenuto in occasione di quell’incontro ha permesso ai poliziotti di allargare l’indagine a diversi soggetti del mondo del calcio che, grazie ai contatti diretti ed indiretti, erano in grado di condizionare i risultati di alcuni incontri per poi effettuare puntate di consistenti somme di denaro attraverso i circuiti legali delle scommesse sia in Italia che all’estero.





Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it

lunedì 30 maggio 2011

L'Inter si prende la Coppa Italia


La Coppa Italia all'Inter, gli applausi al Palermo. I nerazzurri vincono per la settima volta il trofeo grazie a una doppietta di Eto'o, che segna un gol per tempo, e il solito Milito che mette il solio sigillo regalando l'ennesima notte da sogno ai tifosi interisti. I quarantamila palermitani, arrivati a Roma con ogni mezzo, andranno comunque orgogliosi della loro squadra. Questa Coppa Italia per loro sembra una maledizione: terza finale, terza sconfitta. La squadra di Delio Rossi avrebbe meritato qualcosa in più, almeno per quello che si è visto in campo durante i novanta minuti. L'Inter ha fatto valere la maggior esperienza, ha saputo attendere il momento giusto per colpire, e ha saputo resistere nel momento della massima pressione avversaria. Zanetti riceve dalla mani del presidente del Senato Schifani la Coppa Italia e il trofeo celebativo dei 150 anni dell'Unità d'Italia: coriandoli nerazzurri colorano la notte romana. E' stata una partita piacevole. In avvio il Palermo mostra maggior esuberanza: dopo appena sessanta secondi Hernandez si presenta davanti a Julio Cesar sfruttando una leggerezza di Lucio, ma il suo tiro termina sull'esterno della rete. Poi è la volta dell'argentino Pastore che - dopo un triangolo con Ilicic - sbaglia il controllo in corsa favorendo l'uscita del portiere. Il Palermo è concentrato sull'obiettivo, qualche nerazzurro gioca con colpevole superficialità. L'ennesimo errore di Thiago Motta favorisce la conclusione di Pastore che non trova il bersaglio. Gli Dei non sembrano essere propizi a Delio Rossi che - dopo appena 23 minuti - è costretto a sostituire Goian, rimpiazzato da Carrozzieri: la difesa, già incerottata per l'assenza di Bovo, perde ulteriore stabilità. E al primo scossone, cede. Thiago Motta serve Sneijder, l'olandese apre per Eto'o che trova davanti a sè un'autostrada, Cassani è in colpevole ritardo, il camerunense arriva fino in fondo e beffa Sirigu. E' il 25' del primo tempo. Il Palermo non ci sta, e riparte a testa bassa. Ilicic serve Balzaretti al centro dell'area, ma il colpo di testa è impreciso. Al 32' forcing siciliano nell'area avversaria: cross di Ilicic, Hernandez e Pastore non arrivano sulla palla, Balzaretti calcia a rete trovando la respinta di Chivu, poi Hernandez esalta le doti di Julio Cesar, infine Chivu - sulla linea di porta - allontana il pericolo. La difesa nerazzurra va in apnea, ma alla fine si salva. L'Inter si limita a controllare, il Palermo cerca di far gioco. Al 41' i siciliani reclamano per un intervento di Ranocchia su Ilicic: l'interista tocca il piede d'appoggio dell'avversario, l'arbitro Morganti lascia correre. In avvio di ripresa Balzaretti e Cassani battono a rete senza successo. Pastore dà un saggio delle sue qualità tecniche, Hernendez non sfrutta a dovere l'assist del compagno. Ancora Palermo, ancora Pastore: la conclusione non trova lo specchio della porta.
L'argentino sale in cattedra: l'azione del Palermo è tambureggiante, insistente, ripetuta. Al 15' Julio Cesar vola a deviare in angolo un colpo di testa di Miccoli dopo l'ennesima "pennellata di colore" di Pastore. Due minuti dopo, è provvidenziale la respinta di Stankovic sul tiro a colpo sicuro di Hernandez. Nell'area interista è assalto alla baionetta: Miccoli calcia trovando sulla sua strada Lucio. Nell'unica azione offensiva della ripresa, l'Inter archivia la pratica: Pandev vince un contrasto, Sneijder apre per Eto'o che segna in fotocopia: corsia preferenziale, diagonale di destro, rete. Questa volta è Balzaretti a mancare all'appello lasciando sguarnita la fascia. Poi Sirigu vola sul destro di Sneijder, dopo un'inarrestabile discesa sulla fascia di Zanetti. Entra anche Milito, il Palermo accorcia le distanze con Munoz, il cronometro segna l'ottantanovesimo. I siciliani tornano a sperare, ma Milito, su cross di Pandev, mette fine al sogno palermitano. Tre a uno, per l'Inter un altro "triplete". 

domenica 29 maggio 2011

Roland Garros - Impresa EPICA di Fabio Fognini

Dopo 4 ore e 22 minuti, dopo 5 set, dopo aver annullato innumerevoli palle break, Fabio Fognini riesce a sconfiggere Montanes e qualificarsi per i quarti di finale al Roland Garros. Già questo basterebbe a far saltare di gioia i tifosi italiani e non solo. Ma attenzione. Non è tutto! Fabio è riuscito a sconfiggere l'avversario praticamente da fermo, a causa di un infortunio ancora da definire che l'ha costretto a giocare il tutto per tutto ad ogni colpo per evitare la sconfitta. Ci sono stati momenti in cui sembrava prossimo al ritiro, momenti duri dove comunque ha sempre cercato di dare il massimo. Mentre il fisioterapista si accingeva a fargli una fasciatura approssimativa alla gamba lui gli ha detto "O la va o la spacca". Parole che, forse, gli hanno dato la forza di andare avanti fino alla fine. Fino al punteggio di 11 - 9 al 5 set. Il pubblico si è trovato spiazzato e diviso da questa partita a dir poco anomala e non ha saputo omaggiare come meritava il campione italiano. Ci sono stati fischi, purtroppo, ma anche molti applausi, cosa che sicuramente avrà reso felice Fognini. Anche l'avversario Montanes ha fatto fatica ad adattarsi al gioco completamente astratto del tennista in tricolore, che grazie a colpi precisi, frutto anche della libertà di braccio data dalla disperazione, è riuscito a far emergere in lui un atteggiamento mentale di confusione e paura, che gli hanno fatto concludere la partita con molto nervosismo. Insomma, adesso non ci resta che aspettare Fabio ai quarti, dove affronterà il vincente tra Gasquet e Djokovic che si affronteranno in giornata. Entrambi gli avversari sono superiori a lui in tecnica e classifica, ma la tenacia e la grinta che abbiamo visto oggi in Fognini è impareggiabile. D'altronde lui, il suo torneo, l'ha già vinto.


Giulio Crocco

Il Diacono – Andrea G. Colombo


Dati Tecnici:
Autore:Andrea G. Colombo
Genere: Horror
Editore: Gargoyle Books
Pagine: 488
Prezzo di copertina: 15,00€

Siamo porte. Ciascuno di noi, ovunque sul pianeta. Varchi spalancati attraverso cui il Male può irrompere e infettare la nostra realtà. Fino ad oggi, i varchi erano tenuti sotto controllo da una volontà più alta e da un delicato equilibrio di forze. Ma, come predetto dalle profezie, l’equilibrio è stato spezzato e qualcosa di estremamente pericoloso è riuscito a passare. Qualcosa di così antico da non aver lasciato negli uomini neppure il ricordo di sé. E’ in mezzo a noi, ora, e si trascina dietro tutto l’orrore che per millenni è stato faticosamente tenuto alla larga da questa realtà. Forse non c’è più alcuna via d’uscita. Forse non c’è abbastanza Bene sulla Terra per contrastare tutta la malvagità che sta per contaminare questo mondo. Forse la salvezza è nelle mani di un monaco senza memoria, senza nome, senza passato. Un uomo la cui vita e il cui potere sono un enigma che deve essere risolto in fretta, prima che sia troppo tardi. I suoi confratelli lo chiamano semplicemente Diacono ed è il più pericoloso e temuto esorcista che sia mai apparso sulla Terra dopo Gesù Cristo. Non resta più molto tempo ormai. Lo scontro finale è prossimo. Non ci sarà alcuna pietà. Per nessuno. Il tempo della mietitura è giunto.

La Trama:

Roma. Città del Vaticano. Un ordigno esplode nel Palazzo Apostolico e si scatena il caos. Nadia, reporter, si trova in mezzo alla folla urlante quando un uomo di colore con una lunga cicatrice le si avvicina e l’afferra. “Vieni con noi” sussurra. Ma in lui c’è qualcosa di incredibilmente sbagliato: i suoi occhi sono gialli come due monete d’oro e all’improvviso tutto attorno a lei muta e la distruzione dilaga. Un monaco dal saio nero interviene e la riporta alla realtà, le salva la vita, impedisce che venga presa e svanisce, come se non fosse mai esistito. E Nadia comincia a pensare di essere diventata pazza come sua madre, Tessa. Non sa quanto sia lontana dal vero, ma soprattutto non sa cosa sta realmente accadendo a sua madre. Alcuni giorni prima Jerome, lo stesso uomo che l’ha aggredita in Piazza San Pietro, ha fatto visita alla donna nella clinica psichiatrica in cui è ricoverata e le ha donato una statuetta, un’effigie della Divoratrice, perchè se ne prenda cura. Nutrendola con il suo sangue. Ma questo è solo una piccola parte di quello che sta succedendo nel mondo. Inspiegabilmente, decine di esorcisti in tutto il globo perdono la vita non solo officiando esorcismi ma anche semplicemente attraversando la strada. E non può essere un caso: il Male si sta preparando, vuole prendersi la sua rivincita e, per poterlo fare in tranquillità, sta eliminando uno dopo l’altro tutti i Guardiani. E’ quindi a questo che sono destinati i Celati, monaci esorcisti tenuti nascosti dalla Chiesa, di cui il Diacono fa parte? E da dove viene questo frate incappucciato che non ricorda nulla di precedente ai suoi ultimi quattro anni di vita? Il nostro mondo è destinato a finire?

Commenti:

Paura. Ansia. Apprensione. Tutto questo ho provato leggendo questo meraviglioso romanzo che, partendo, da alcuni temi caratteristici del genere horror, si discosta dai soliti cliché creando un racconto mozzafiato ed originale. Tutti gli elementi sono descritti con un estremo realismo che rende maggiormente d’effetto la narrazione e ci aiuta ad immedesimarci in questa dimensione apocalittica. Gli esorcismi e gli orrori perpetrati dai demoni sono descritti con la giusta dovizia di particolari, senza precipitare nello splatter o nel ridicolo: ogni elemento si trova in questo romanzo nella giusta misura, non si può parlare di indemoniati senza mostrare esorcismi esattamente come non c’è bisogno di scrivere tutte le simpatiche parole indirizzate dall’anima perduta al monaco che sta eseguendo il rito.
Il personaggio di primo piano è, come è ovvio, il Diacono, un uomo senza passato che è in grado di “strappare” i demoni da dentro le persone semplicemente ordinandolo loro. Ma i demoni stanno aumentando e soprattutto sono sempre più forti: e così da qualche tempo il Diacono, ogni volta che compie un esorcismo, viene colpito da visioni apocalittiche, immagini che per alcuni istanti si sostituiscono completamente alla realtà trasportandolo in uno scenario di morte. Questo personaggio può apparire, nella prima parte del libro, poco approfondito, ma in realtà c’è un motivo per questo, che ovviamente non mi svelerò. Sicuramente questo aspetto contribuisce a far crescere la nostra curiosità nei suoi confronti che sarà appagata unicamente nella parte finale del volume, quando il nostro “eroe” dovrà scegliere. Ma questo non è l’unico personaggio dal cui punto di vista le vicende ci vengono narrate: ne abbiamo moltissimi che si succedono rapidi consentendoci di  apprendere fatti che, se raccontati da un narratore esterno onnisciente, potrebbero risultare pesanti e macchinosi, mentre con questo espediente la lettura non solo risulta estremamente scorrevole, ma spesso si crea, al termine dei brevi capitoli, quell’hype che dovrebbe caratterizzare, secondo me, ogni buon romanzo.

Tema centrale di questo libro sono i conflitti interiori: praticamente ogni personaggio in cui ci imbattiamo si troverà a dover compiere terribili scelte e sarà difficile capire di chi fidarsi. Padre Valdès, il cardinale Deveraux, Nadia. Tutti si troveranno ad un bivio e non sempre riusciranno a fare la scelta giusta. E’ inquietante vedere come facilmente i demoni riescano a penetrare nella mente umana: basta così poco, una piccola indecisione, una scintilla d’odio, un amore eccessivo ed ecco che vi fanno leva sopra, riducendo l’indemoniato ad un mero guscio che sfruttano a loro piacimento. E tutti loro sono agli ordini della Dea, la Divoratrice, colei che si incarnerà in un corpo mortale e sferrerà l’attacco finale alla Chiesa ed al suo vertice, Papa Giovanni Paolo III. E quando quest’ultimo, già provato dal cancro, cederà, tutto il potere sarà nelle sue mani. Nella Dea si incarnano tutte le passioni, portate all’estremo, è un vero e proprio “diavolo tentatore”, e come è giusto che sia è affascinante e assolutamente irresistibile. Una cattiva in tutto e per tutto: non ci sono tentennamenti nè ripensamenti,lei è il Male.

In conclusione, anche se penso che lo abbiate capito, reputo questo libro davvero un buonissimo prodotto e lo consiglio a tutti coloro che sono incuriositi da questo tipo di trame e che non sono troppo impressionabili. 

Cappuccio,pallone da Basket,tramonto... Fine della Storia.

E pare che con l'ottava stagione sia giunto a termine un altro telefilm "storico", che ha segnato diverse generazioni, tra cui la mia, One Tree Hill.


Questa serie nasce per caso, inizialmente doveva essere un film intitolato Ravens, ma poi i produttori intuirono che un teen-drama sarebbe stato l'ideale, e così fu! Esordì in Italia su Rai 2 nel 2005,era un tardo pomeriggio, ed io avevo letto di questo nuovo telefilm, per cui ero molto impaziente, poco dopo esser cominciato l'episodio, ricordo perfettamente mia madre che esordisce dicendo:"Ma com'è che in questo telefilm sono tutti belli?", e anche se lei si riferiva agli attori (cito Chad Michael Murray, James Lafferty, Sophia Bush), non aveva tutti i torti, era cominciato qualcosa di favoloso. Lo show è ambientato nella fittizia città di Tree Hill in North Carolina e originalmente seguiva le vite di due fratellastri, Lucas Scott (Chad Michael Murray) e Nathan Scott (James Lafferty).

Il loro rapporto evolve da acerrimi nemici a fratelli devoti, e questo, insieme al basket e alle relazioni tira e molla dei due ragazzi con i personaggi femminili, sono gli elementi portanti della serie. Dopo la prima serie i tanti fan iniziarono a chiedersi il perchè di questo titolo, poichè la città era solo Tree Hill, e il creatore Mark Schwahn lo spiegò nell'ultima puntata, quando la madre di Lucas, Karen, gli dice:"C'è una sola ed unica Tree Hill... ed è casa tua. (In originale : "There is only One Tree Hill...and it's your home.)".
Lasciando stare comuni recensioni che potete trovare su qualsiasi sito, vorrei condividere con voi le emozioni che questo telefilm mi ha dato. In ogni personaggio troviamo espressa "un'arte".. Lucas è uno scrittore, Nathan un noto giocatore di basket, Brooke una stilista, Peyton possiede un'etichetta discografica, poichè ama la musica, ecc. Puntata dopo puntata, non può non crescere in voi una forte forza di volontà che vi carica, che vi spinge a dar di più in ciò che fate, perchè lì ragazzi comuni riescono a diventare qualcuno, la sigla stessa dice "I don't wanna be anything other than me", e questo è un "motto" che ho fatto mio,perchè essendo semplicementi se stessi..si possono fare grandi cose! 
Una voce fuori campo (quella di Lucas) cita diverse frasi famose, di libri, poesie o film, che vanno ad incrementare l'importanza di un momento. Ho amato, come molti, questa serie, e anche se le ultime due avevano perso lo "stampo" classico, resterà un cult delle serie tv, imprescindibile! 

There is only One Tree Hill...and it's your home.



Ilaria Covello

sabato 28 maggio 2011

Barcellona-Manchester U.: 3-1, la Champions è di Messi

In trionfo Guardiola. Nel 1° tempo segnano Pedrito e Rooney, nel 2° Lionel e Villa.


"Campeones, campeones": festeggiano a Wembley i tifosi che hanno seuito i blaugrana fino a Londra. E ne hanno tutti i motivi.
Il Barcellona domina la finale di Champions League e pure aveva di fronte uno squadrone come il Manchester United. Ma ancora una volta sir Alex Ferguson, che pure è un mito del clacio non solo inglese, non trova il modo per battere la squadra di Pepp Guardiola che, anche se è molto più giovane del team manager inglese, ormai è un mito anche lui.
Segnano tutti e tre gli attaccanti blaugrana: Pedrito, Messi e Villa.
Il gol inglese è di Rooney. 
 

La quarta Champions del Barcellona

Arriva la quarta Champions League della storia dei catalani e die di queste Coppe sono arrivate con Guardiola in panchina.
A 5 minuti dalla fine entra anche il capitano Puyol, che non ha potuto giocare la finale dal 1° minuto. Ma gli viene ridata subito la sua fascia.
 

Lionel Messi segna ancora in una finale

Lionel Messi segna ancora in una finale di Champions League e riporta in vantaggio, con un grande gol, il Barcellona sul Manchester United a Wembley.
È il 53° quando Messi da fuori area stoppa e tira al volo, con una velocità e una forza incredibli.
Nulla può Van der Saar.
Nei minuti successivi il Barcellona continua ad attaccare e il portiere del Manchester United deve fare miracoli er sventare il terzo gol.
 

 

Al 70° arriva anche il gol di Villa

 
In uno degli interventi difensivi, si infortuna anche Fabio. Al suo posto entra Nani.
Ma, subito dopo il cambio, arriva il terzo gol della suqadra di Guardiola E anche David Villa mette la sua firma su questa finale di Champions che sta prendendo una destinazione catalana: 3-1. 

 

Il primo tempo finisce 1 a 1

Finisce 1 a 1 il primo tempo della tra Barcellona e Manchester United.
Guardiola, a sorpresa, schiera Abidal (operato per un tumore al fegato solo 46 giorni fa) al posto di Puyol, il capitano storico dei blaugrana, che parte dalla panchina.
Il Manchester United ha deciso di non far ragionare gli spagnoli.
Nei minuti iniziali tiene banco il pressing delgi uomini di sir Alex Ferguson. Gli spagnoli provano a riorganizzare la fitta trama dei loro passaggi: 0 a 0 al 10° del primo tempo.
 

Segna Pedrito, pareggia Rooney

Ma il Barcellona si riorganizza e, soprattutto, ritrova Lionel Messi, che al 17° si beve tutta la difesa inglese e serve Pedrito. L'azione non dà frutti.
Comincia a farsi vedere anche David Villa: Van der Saar fa buona guardia. 
E al 27° il Barcellona passa in vantaggio con un gol di Pedrito, che spiazza Van der Saar sul primo palo.
Pedrito ha sempre segnato gol nelle partite decisive.
Ma al 33° gli risponde Rooney, che si fa trovare al posto giusto al momento giusto e segna il gol dell'1 a 1.
La finale resta apertissima.

 

Una finale attesissima a Wembley

Tutto pronto per la partita dell'anno. Barcellona e Manchester United si affronteranno stasera (ore 20,45, Rai Uno, Sky Sport e Mediaset Premium) per la finalissima di Champions League, che designerà la squadra regina del calcio europeo 2011.
La cornice sarà quella del nuovo tempio del calcio, lo stadio di Wembley a Londra.
Sarà anche uno scontro fra due scuole calcistiche: tipica espressione del calcio anglosassone i Red Devils, tutti fantasia e possesso palla i blaugrana. Un confronto che rispecchia anche le personalità dei due tecnici, sir Alex Ferguson e Guardiola, e quella dei due avversari-simbolo, Lionel Messi e Rooney.
A Ferguson sono arrivati, non a caso, anche gli auguri dell'allenatore del Real Madrid, José Mourinho.
Lo Special One farebber qualunque cosa per non vedere un altro trofero nella bacheca di Guardiola. 
 

La rivincita di Roma 2009 

 
Le due squadre si ritrovano in finale a due anni dalla sfida di Roma, che vide il Barcellona imporsi per 2-0. Guardiola e Ferguson. Il Manchester aveva vinto l'anno prima ai rigori contro il Chelsea. Entrambe hanno in bacheca tre coppe, perciò chi vince stacca l'avversaria nella classifica dell'albo d'oro.
 

Barça favorito per gli scommettitori 

 
I bookmakers un'idea abbastanza chiara su come andrà a finire ce l'hanno già: il Barça è dato a 1,95, il Manchester a 3,80.
 

L'ultima di Van der Saar

 
Il match dell'anno avrà un sapore particolare per Van der Saar: il 40enne portiere del Manchester giocherà a Wembley la sua ultima partita, a coronamento di una carriera che l'ha visto due volte campione d'Europa, prima con l'Ajax e tre anni fa proprio con il Manchester. 

Finale Champions 2011: stasera a Wembley arriva Barcellona-Manchester

Ci siamo, i cancelli di Wembley stanno per aprirsi e sta per essere assegnata la Champions League 2011. Nemmeno il vulcano islandese Grimsvotn ha fermato i tifosi del Barcellona e tanto meno quelli del Manchester. Il nuovo Stadio di Wembley, nell'omonimo sobborgo di Londra, è l'impianto che sostituisce lo storico Wembley Stadium, demolito nel 2003. Completato nel 2007 con la spesa record di 757 milioni di sterline, il nuovo è lo stadio più costoso mai costruito.
Può ospitare fino a 90 mila spettatori, tutti con posto a sedere. È il secondo stadio per capienza in tutta Europa dopo il Camp Nou di Barcellona. Fu inaugurato nel 2007 da una partita che vedeva in campo le formazioni Under 21 di Italia e Inghilterra. Finì 3-3 con tripletta del giovane Pazzini. Dopo aver ospitato la finale di FA Cup di quello stesso anno oggi sarà il palcoscenico della finale di Champions League, revival dell'edizione 2009 che vide Barcellona e Manchester Utd affrontarsi all'Olimpico di Roma.Allora vinsero i blaugrana di Guardiola, all'esordio in panchina proprio quell'anno.
Wembley, un nome che evoca piacevoli ricordi alle due formazioni, che infatti vinsero la loro prima Champions League nel vecchio stadio. Allora si chiamava ancora Coppa dei Campioni. Era il 1968 quando il Manchester battè in finale il Benfica di Eusébio. Tra le fila degli inglesi c'erano i miti Bobby Charlton e George Best. Per vedere alzare la coppa dalle grandi orecchie al Barcellona bisogna correre  indietro fino al 1992. A farne le spese la Sampdoria di Roberto Mancini, sconfitta da un gol nei tempi supplementari di Ronald Koeman. Ma questa è un'altra storia.

Ecco le probabili formazioni:

Barcellona (4-3-3)
: Valdez; Dani Alves, Piquè, Pujol, Adriano; Xavi, Iniesta, Busquets; Pedro, Messi, Villa. A disposizione Olazabal, Milito,Abidal, Keita, Mascherano, Afellay, Bojan e Maxwell. All.Guardiola

Manchester
 United (4-4-2): Van der Sar; Evra, Vidic, Ferdinand, Fabio; Carrick, Valencia, Giggs, Nani; Rooney, Hernandez. A.disposizione Kuszczak,  Smalling, Rafael, Park, Scholes, Owen, Berbatov All.Ferguson

venerdì 27 maggio 2011

Finale Champions League 2011: il Barcellona indosserà della scarpe speciali

A poco più di ventiquattro ore dalla finale di Champions League, Wembley è già pronto ad ospitare una delle gare più affascinanti degli ultimi anni. Barcellona e Manchester United, infatti, dopo la sfida di due anni fa all’Olimpico di Roma – dove trionfarono i blaugrana per 2-0 –, si daranno nuovamente battaglia per scrivere il proprio nome per la quarta volta nell’albo d’oro della prestigiosa competizione continentale.
I ragazzi di Ferguson sembrano avere il vantaggio del fattore campo, in quanto è prevista una maggiore affluenza da parte dei supporter dei ‘red devils’ piuttosto che dei sostenitori catalani. Intanto, dalla Spagna, arrivano altre curiosità riguardo i ragazzi di Pep Guardiola. Nei tempi in cui gli sponsor tecnici hanno un grande controllo sui calciatori e sulle squadre, la Nike rende note le calzature con le quali scenderanno in campo i vari Messi, Iniesta, Villa, Puyol, Pedro e Piquè.

Barcellona e Manchester United si giocano la finale della Champions League 2011 a Wembley. Ma quali sono le finali più pazzesche della storia? Eccone cinque, dalla Roma sconfitta in casa nel 1984 al suicidio del Milan a Istanbul.

I volti trasfigurati dalla gioia dei vincitori che mai avrebbero immaginato di trovarsi con la coppa tra le mani contro la disperazione e i rimpianti degli sconfitti che, invece, si sentivano già sul gradino più alto. Sono effetti e controindicazioni di una finale di Champions League da brividi, come probabilmente sarà quella tra Manchester United e Barcellona.
Si può vincere o perdere, ma nel secondo caso entrambe le squadre si augurano di non fare la fine del Milan a Istanbul nel 2005. Avanti 3-0 all'intervallo contro il Liverpool (rete di Maldini dopo 1' e doppietta di Crespo), i rossoneri subiscono un'incredibile rimonta: tre gol in sette minuti e vittoria degli inglesi ai calci di rigore. Gattuso, che giocò quella partita da titolare, di recente, l'ha definito il più grande trauma sportivo della sua vita: "Una roba capace di togliermi il sonno per un anno intero".
Probabilmente le stesse conseguenze hanno colpito il ghanese Samuel Kuffour. Nel 1999 le tv di tutto il mondo lo riprendono mentre non riesce a smettere di piangere in mezzo al Camp Nou di Barcellona. Il suo Bayern Monaco ha appena perso 2-1 la finale con il Manchester United.Entrambe le reti dei red devils (Sheringham e Solskiaer) vengono segnate a tempo scaduto: dal 91' al 93'.
Meno traumatici e molto simili, perché ottenuti contro squadre nettamente favorite, i successi di Borussia Dortmund e Milan. Nel 1997 i tedeschi sconfiggono 3-1 (doppietta di Riedle, Ricken e gol di tacco di Del Piero) la Juventus di Marcello Lippi. I rossoneri fanno ancora meglio quando nel 1994 travolgono per 4-0 il Barcellona delle stelle Romario e Stoichkov.
Nel 1984 la Champions League non esisteva ancora. Si chiamava Coppa dei Campioni ed erano ammesse solo le squadre che avevano vinto il proprio campionato. La Roma arriva in finale e ha l'opportunità di giocarla nello stadio di casa. Contro il Liverpool finisce 1-1. Si va ai rigori: sbagliano Conti e Graziani e la coppa va agli inglesi. Sono trent'anni che intere generazioni di tifosi giallorossi sognano di vendicare quella notte. Chissà se il nuovo presidente sarà in grado di accontentarli.